venerdì 18 luglio 2014

TRA FRANCOFORTE E DUSSELDORF by Rastigat parte 1


Certo che se me lo avessero detto alcuni anni fa, che sarei diventato un puttaniere, non ci avrei creduto.
Meno ancora avrei creduto che ne sarei stato quasi orgoglioso, ma se in effetti adesso mi guardo e penso alle volte che sono andato a puttane non riesco a trovare nulla di male in questo fatto, anzi ne vedo solo l'aspetto positivo, e mi sembra una sciocca costrizione il doverlo fare di nascosto.
Visti poi gli esordi, non proprio facili, di questa attività parallela, mi stupisce ancora di più la naturalezza con cui tutto ciò invece accade in quegli ambienti meravigliosi che sono gli FKK. Perché in effetti quando ti fermi lungo una strada a contrattare con una ragazza, quando scendi dalla macchina con lei e, a piedi, insieme, ci si avvia verso l'ingresso del suo palazzo (io vado solo con OTR loftizzate), quando sali le scale, percorri un corridoio, prendi un ascensore, in tutti questi momenti in cui è palese agli occhi del mondo che sei un puttaniere, poichè lei è visibilmente una puttana, un minimo di disagio credo che alberghi in ognuno di noi, forse di più in me che in altri, ma sono comunque momenti in cui ci si sente non-a-posto. Prima che questo "non-a-posto" susciti significati estremi ed estreme ribellioni nei lettori, prima cioè che qualche sputasentenze cominci a pregustare il commento in cui mi liquiderà con l'epiteto di "complessato", o qualche variazione più truculenta di questo concetto, chiedo a tutti voi che credete di farlo senza alcun timore nei confronti di ciò che vi circonda, se andate a puttane con la stessa naturalezza con cui andate al supermercato o a fare una corsa al parco dopo il lavoro. Se qualcuno sta pensando di sì, allora immagino lo racconterà a tutti, agli amici, ma anche ai conoscenti, ai colleghi, ai parenti, così come nessuno si sognerebbe mai di tenere nascosto il fatto che va a fare jogging al parco. Magari per qualcuno, e forse qualche volta anche per me, questi attimi di brivido in cui ci si sente "fuori posto" aggiungono quel tocco di pepe che rende la cosa ancora più divertente, il gusto di trasgredire, ma nel momento stesso in cui si parla di trasgressione si ammette che si tratti di una uscita dalle regole comuni, e quindi una cosa non naturale.
Quando vado in un FKK questa sensazione di essere fuori posto per me dura fino ad un secondo dopo avere pagato l'ingresso del locale, dura durante il viaggio in aereo, durante la presa di possesso della camera di albergo, durante il tragitto in macchina per raggiungere l'FKK di destinazione, cresce man mano che mi avvicino, quando le macchine che mi precedono e mi seguono mi sembrano tutte dirette nello stesso posto dove vado io, e quando mi sembra che tutti gli altri - solo perché ho imboccato la strada che porta a Skronzel, che magari è 15 km prima - leggano nelle mie manovre, nel microadesivo che identifica l'auto a noleggio (che nessuno nota ovviamente, ma io so che c'è), nel navigatore appiccicato al parabrezza, che sto percorrendo quelle strade per andare in un FKK. Non sto dicendo che questa cosa mi dia da fare (che nella mia lingua significa "che questa cosa mi crei dei problemi"), anzi tipicamente sono di buonissimo umore, viaggio sereno e filato, canto la musica che mi porto da casa, ma la rotellina che gira c'è, la sento, e arriva al culmine quando svolto, abbandonando la strada, per entrare nel parcheggio dell'FKK, quando scendo dalla macchina e magari nel parcheggio ci sono altri uomini come me che scendono dalle loro macchine, quando entro e pago i soldi alla signora che sta all'ingresso. E poi svanisce tutto.
Sì perché fino ad un attimo prima c'è sempre una possibilità che io non stia andando in un FKK, magari sto veramente andando a Skronzel e ci sto andando per lavoro, ma poi esco da Skronzel, e allora forse sto andando in qualche posto che è solo nei pressi dell'FKK, ma poi entro proprio nel parcheggio dell'FKK, ma magari è solo per fare una manovra e tornare indietro, ma scendo dall'auto, magari mi sto solo fermando a chiedere indicazioni perché sto cercando un ristorante vegano e non lo trovo. Insomma c'è sempre una possibilità, che affievolisce sempre di più, che io non sia diretto proprio lì, ma una volta che hai pagato, allora quella possibilità è a zero, sei un puttaniere, sei circondato solo da puttanieri e da puttane... ed è bellissimo ! È bellissimo perché tutto è palese, tutto è chiaro a tutti, la trasformazione si è completata, ed è come se ci fosse solo luce e niente più ombre.
E sapete di cosa mi sono accorto ? Mi sono accorto che quando incidentalmente incrocio un/una inserviente del locale, di quelle che puliscono, raccolgono gli asciugamani, mettono quelli nuovi, riordinano, ecc..., ebbene quando incoccio in uno/una di loro, ecco che il pizzicorino riappare; cioè sono nudo che sto facendo la doccia, in mezzo ad altri uomini perché le docce non sono certo singole, mi lavo e come è giusto indulgo nel lavarmi il codino (visto che lo dovrò usare con qualche donzella), nello stesso stanzone doccia ci sono altri uomini di tutte le fattezze che si lavano, non c'è imbarazzo, siamo tutti lì per quello, chi lo fa più o meno sfacciatamente, chi si asciuga passandosi l'asciugamano sulla schiena esibendo la sua parte frontale, il suo Lato A, nella totale ostentata nudità, magari passano delle ragazze, nude anche loro, ovviamente, che seguono un cliente per riscuotere la paghetta, o semplicemente passano di lì, ci si guarda, si fa l'occhiolino, un sorriso, è naturale... poi all'improvviso sbuca una signora, vestita, con i vestiti che identificano il crew del locale, che raccoglie gli asciugamani usati, e - cazzo - mi viene istintivo coprirmi, girarmi, un moto di vergogna nell'essere nudo come un verme mentre lei passa di lì. Vi è mai successo ? Un attimo prima ero nudo che mi asciugavo i coglioni come il peggiore dei camionisti, e questo in mezzo ad altre persone, e non mi dava da fare, poi passa lei e mi sento a disagio. Forse è perché lei è vestita e io no ? Forse è perché lei non fa parte del gioco ? Perché è diversa da noi ? Boh, chi lo sa.

Comunque sono stato in un FKK, e per poco mi innamoro.

 

6 commenti:

Er Canaro ha detto...

Spunto interessante. Per quanto mi riguarda quando vado a puttane non ne vado fiero da dirlo ai quattro venti ma nemmeno mi sento di trasgredire alcunché.
Per quanti concerne l'imbarazzo che hai in quelle occasioni che hai citato: vediamola anche da un altro punto di vista.
Quelle persino sono lì a fare un lavoro umile, per di più in un luogo votato all'estremo divertimento. Ovvio ci si senta a disagio se si ha un briciolo di coscienza. Tuttavia dubito ad esse passi per l'anticamera del cervello qualsivoglia pensiero specifico su di te. Avranno ben altre cose cui pensare che il milionesimo cliente uscito dalla doccia che si asciuga le palle.

Cmq io avrei un'altro spunto al riguardo. Ai tempi dell'antica Roma o prima ancora a quello della civiltà ellenica, esisteva o luoghi di questo genere in cui il sesso era praticato senza tabù di sorta, ma anzi visto come una parte normalissima della vita delle persone. Ti basti pensare agli affreschi a Pompei, che sono il nostro kamasutra sepolto. Nel 20 secolo, come occidentali, e dopo duemila anni di oscurantismo bigotto cristiano, siamo dovuti andare a pescarci in India (pagani…) ciò che già ben conoscevamo duemila anni prima per riscoprire il piacere e sessuale e come esso funzioni. Non so, ma dalle mie parti questi si chiamano "giri di peppe", e questo in particolare dura da qualche millennio di troppo.

Bastian Contrario ha detto...

"Vi è mai successo ?"

No, non mi sono mai trovato in imbarazzo con le inservienti.
Anzi, avrei voluto chiedere ad una biondina del Mainhattan se le andava di provare a fare una marchetta; ma non so se si può.

axlrov ha detto...

Mah! si, ad esempio io non mi faccio scrupoli a raccontare in giro che vado a troie, ma certo che da un po d'imbarazzo quando si va nella tana della troia,e la gente che ti guarda,sono loro a farti sentire in diffetto, perchè sappiamo o crediamo di sapere come la pensano,o magari mi sento un po un umarel che si vede che va a fare un suo bisognino, ma se ci pensi, anche le coppie normali,quando vanno in albergo, anche loro si vergognano,che si capisce che stanno andando a scopare e non a pregare.
Ma fregatene del inserviente del fkk, anzi mi divertirei a mettermi il più in mostra possibile, (hai voluto lavorare qui? allora tiè !guarda questo, ti piace? no? allora vai a lavorare all'ospedale!, fammi anche te vedere le tue parti!!le voglio leccare hhahhahahaha. ma credo che all'estero non avrei nessun tipo di imbarazzo, neanche salendo le scale del palazzo, pensa te, che spesso le convinco di venire a casa mia e non nella loro stanza, mi fa un po schiffo sdraiarmi in un letto dove tanti si sono sdraiati e sudati, e nel quartiere mi vedono spesso portarmi una bella fanciulla, ma che ne sanno di chi è, forse è una che sono riuscito a corteggiarla con successo, chi lo sa.

Anonimo ha detto...

Bisognerebbe essere "de fero" per non provare un minimo di disagio andando a puttane: siamo nati e cresciuti in una società che stigmatizza il meretricio in sé.

La società comune, generale, è per l'ordinario, il non uscire dai canoni, per un lavoro sicuro, per passioni non troppo forti, per pensare poco e tirare avanti, per non porsi domande.

Così non è importante che da qualche parte nel mondo - sia la salaria, la camera da letto d'un appartamentino o un bordello straniero - possa esistere qualcuno che può renderti felice. Fossero 5 minuti o 5 ore, spendendo 5 euro o 500, per la morale bigotta che circonda le nostre vite, nella quale siamo risucchiati fin da bambini - che ci impone cosa dire, cosa fare, cosa pensare, cosa provare, per chi, come e perché - non importa che ci sia qualcuno che può farti felice con un pugno di banconote.

Bisognerebbe soffrire, rigar dritto nel grigiore d’un esistenza sempre uguale a se stessa. Sposarsi(!!!). Sei un puttaniere? Sei un fallito. Sei una puttana? Sei una puttana. Vi meritate tutto ciò che vi accade e ancor peggio. “ve la siete cercata”.

La nostra è una ricerca della felicità. È l’esser bambini andando a scoprire tesori sepolti nelle giungle di cemento delle città, nelle curve pericolose delle strade abbandonate, nelle terre straniere di cui abbiamo letto in qualche mappa del tesoro(il blog di Spina per esempio). Siamo moderni avventurieri alla ricerca dell’ignoto(la GFE/PSE definitiva, quella che ricorderai sul letto di morte).

Il pensar comune, come anche il nostro - di noi che andiamo a puttane - dovrà progredir molto nei valori dell’etica sociale per capire che le puttane, i puttanieri, il vender se stessi o, meglio, il comprar tempo di qualcuno che ci dona se stesso, vuol dire appagare un sentimento ancestrale. Dovrebbe esser normale come fare jogging. Non è così.

La prima volta che sono andato a puttane, a 17 anni, in autobus perché neppure il motorino avevo qui a Roma, mi sentivo davvero in imbarazzo e ho combinato poco. Ci sono voluti anni e tanti, tanti sforzi per ridurre un po’ quel sentimento d’inadeguatezza che si prova quando sai davvero che stai facendo qualcosa che non si dovrebbe fare.
E più sei sensibile e peggio sarà. Sempre.

A volte mi piace immaginare che, come si faceva una volta(o almeno così si racconta), se avessi un figlio, sarei io stesso, suo padre, a portarlo dalla prima puttana. Non si può schiacciare e imprigionare in rigidi binari un bisogno primario maschile come quello di riprodursi, far sesso, possedere una donna. E tutto nel nome del “corretto ben pensare”.


er sor fabio

Er Canaro ha detto...

@sor Fabio: sempre a fa er poeta… ;) lo sai come se dice no? Quello che per primo sente la puzza, è quello che l'ha mollata! Questi che fanno tanto i benpensanti e la morale agli altri, 99 volte su 100 sono i peggiori… comunque, io se avessi un figlio non lo porterei personalmente a puttane. Non potrei sapere se sia attività che gli piaccia o meno.

Bastian Contrario ha detto...

Caspita che idea!
Per i 18 anni di un ipotetico figlio portarlo un weekend in Germania!

SCOPOPAGANDO IS BACKING!

 Forse l’inglese non è perfetto, ma chi se ne fotte! Ho attraversato un periodo buio, un periodo in cui anche se vedevo un perfetto culo a m...