venerdì 28 maggio 2010

SIAMO QUASI ARRIVATI, SI' SI'!


I consigli che ho ricevuto per il mio prossimo imminente viaggio sono due:
- non indossare magliette rosse;
- non far capire a nessuno che sei lì da solo.
Il rosso non mi dona, mentre riguardo al secondo punto non sarò da solo: sono lì con il mio fedele amico… ok, chi vuole intendere intenda, tutti gli altri in camper ;-)
Scherzi a parte, la thai è una meta sicura (e pure durante le guerre civili, visto che anche nei casini di  bangkok, fotoreporter a parte che per mestiere se la vanno a cercare, nessun farang ha subito danni), ed è infatti consigliata per questo, anche se.. un minimo di accorgimenti vanno presi, ma le stesse precauzioni che prenderesti anche in una qualsiasi località “occidentale”.
Le tailandesi sono molto geisha style e non riesco a immaginarmele violente e neanche ladre (poi quando una fanciulla lascia l’hotel, dalla reception prima di ridarle il documento ti chiamano sul telefono della camera chiedendoti se è tutto a posto!).
I katoey.. mah, non frequentandoli a parte un paio di foto ricordo sulla walking, non ve lo so dire. Si propongono in modo irruento e molti sembrano un po’ su di giri (alcol e droghe?), per cui, io ci starei molto attento a farli salire in camera, perché se s’incazzano dopotutto sono uomini come te: nell’unico probabile errore di distinzione uomo/donna commesso, quando nella  seconda disco ho detto al katoey nella maniera + gentile possibile “scusa.. mi dispiace.. ma penso tu sia un katoey..” quella/quello (usiamo il termine IT in inglese così facciamo prima) ha sbattuto un pugno sul tavolo in segno di frustrazione/delusione (poveretto, “nonostante tutti i soldoni spesi mi sgamano!”, avrà pensato, e it li aveva davvero spesi bene perché era gran figa ma senza che si notassero i segni del suo passato), ho immediatamente pensato bene di prendere il mio cocktail e posizionarmi al lato opposto del locale, mentre dopo un minuto me ne sono andato dal locale stesso per paura che venisse che il katoey deluso tornasse alla carica. Nonostante la mia scarsa esperienza in merito, e forse sarò pure un po’ prevenuto, io consiglierei di stare attenti ai katoey (ma è piu’ politicamente corretto chiamarli ladyboy o katoey? Uno è il nome in inglese, l’altro in thai).
Passando agli uomini nati uomini e rimasti tali, i venditori sono pedanti. Ad ogni metro ci sarà qualcuno che vi chiamerà per vendervi qualcosa. Personalmente non mi danno fastidio perché se all’inizio dicevo “no thanks” poi ho imparato a non considerarli proprio, li guardo proprio ttraverso, come se non ci fossero, senza cambiare il punto di focalizzazione della retina della mia pupilla, e ovviamente non emetto nessun suono vocale né accenno a nessun gesto: non li vedo proprio! In italia non ci riuscirei, lì il numero di venditori è così elevato che ti vien spontaneo fare così senza alcun imbarazzo o sentirti maleducato.
Qualcuno poi vi proporrà tutti i tipi di droghe, specie se fate a piedi la beach road di sera. Anche qui, ovviamente, totale diniego, ma qui  preferisco sprecare un “no thanks” bonfonchiato, non vorrei infatti che s’incazzassero per la mia totale indifferenza nei loro confronti.
E infine veniamo finalmente al discorso taxisti!
Belli colorati e simpatici a vedersi i loro taxi, così quanto brutti e teste di cazzo sono i taxisti! :-P Innanzitutto i prezzi, che per noi sono abbordabili, comparati al costo della vita tailandese sono spropositati, ma questo è il meno.
E’ che oltre a non capire un cazzo, non sanno portarti da nessuna parte conoscendo poco delle loro strade,  o forse è che non vogliono portarti da nessuna parte, facendoti girare a vuoto: boh, ne ho presi troppi pochi di taxi per farmi una chiara idea in merito. Questo in generale. Poi se scendiamo nel particolare ci sono i taxisti di bangkok, che forse perché lavorano in una megalopoli afosa e inquinata e dal traffico improponibile sono i piu’ schizzati. Se scendiamo ancora di piu’ nel particolare arriviamo al pomeriggio di follia pura, che ora vi narro in questo racconto.
Le mie fonti di intelligence mi avevano parlato di un ottimo massaggificio tra il centro e la primissima periferia nord a bangkok, quindi qualche fermata di metro fuori dalla zona in cui mi muovevo in quei primi gg in città. Non avevo l’indirizzo, ma sapevo che si raggiungeva comodamente a piedi della fermata della metro, e considerato che il massaggificio aveva l’area di essere rinomato, pensavo che non avrei avuto problemi a trovarlo. Per fortuna janez quel giorno decise di unirsi alla spedizione.
Scendiamo dalla metro, sbuchiamo in superficie e ci troviamo spiazzati. Largo vialone, senza negozi e negozietti come siamo abituati;  era invece una zona di locali tipo arredamento, elettronica etc chiusi (forse era domenica? Non ricordo). Comunque non tanta gente in giro a cui chiedere. Ci incamminiamo intanto, cercando di orientarci e magari capire qualcosa dalle insegne e cartellonistiche varie.
Chiediamo a un taxista parcheggiato con l’auto: saprà ben dove si trova il nostro famoso centro massaggi! L’idea era appunto di chiedere solo l’informazione, ma dopo averci assicurato che conosce perfettamente il posto (senza dirci dove si trova) insiste per portarci. Noi non vorremmo, ma acconsentiamo, anche per sdebitarci dell’indicazione.
E invece ci porta in un altro locale. Nome completamente diverso (anche qui non ricordo il nome ma ha poca importanza). Si presenta al portone un thai in livrea che ci dà il benvenuto. E’ sceso anche il taxista.
Capisco l’inghippo, vecchio come la notte dei tempi: il taxista anziché portarti nel locale in cui tu vuoi andare, ti porta in quello dove ha la marchetta. Della thailandia leggendo in rete avevo capito  quattro cose da NON FARE MAI, assolutamente:
- insultare o mancare di rispetto al Re (uno svizzero è finito in prigione condannato ad anni di gattabuia solo per aver imbrattato una immagine del Re, e solo dopo parecchi mesi è stato graziato dal Re stesso);
- non andare con minorenni (ma per fortuna non sono minimamente attratto da loro)
- non drogarsi (ho un palmares di qualche tiro di canna in tutta la mia vita, penso manco cento boccate in tutto, e non è il caso di iniziare con il vizio delle droghe in thai visto le pene pesantissime anche per i meri consumatori)
- NON LITIGARE CON UN THAI, perché per un thai, a fronte del suo sorrisino stampato in faccia e della sua presunta accondiscendenza, la cosa piu’ importante è mai perdere la faccia in pubblico, una umiliazione in pubblico per lui è la fine, da evitare a qualsiasi costo.
Memore del quarto dogma, mentre con mezze parole cerco di far capire a Janez la situazione, perfettamente composto ringrazio il caronte del massaggificio dicendo che saremmo venuti un altro giorno, chiedo quant’è al taxista per la corsa e pago il dovuto, dico sì sì a tutti, ringrazio, e  con Janez ci allentiamo tranquillamente a piedi, in una scena che vista in italia sarebbe alquanto surreale… ma di fronte alla mia assoluta gentilezza i due soggetti, taxista e caronte, non possono far nulla se non vederci andarcene serenamente.
Ovviamente girato l'angolo bestemmio in turco. A piedi cmq riusciamo a sbucare sul vialone principale, proprio all’altezza del Poseidon, altro massaggificio famoso, ma io ho la dritta per un altro posto e voglio andare in quello, ormai ne faccio una questione di principio.
Vaghiamo, cerchiamo, giriamo con le info frammentarie che avevo raccolto, finchè alla fine gliela diamo su: ci veniam magari domani qui, prima devo cercare l’indirizzo su internet. Così ci avviciniamo a un taxi. Ma che diamine, dai, proviamo a fare  l’ultimissimo tentativo!
Chiediamo al taxista, che è un ragazzo sui 30 dalla faccia per bene, se conosce il locale che ci interessa, e ci raccomandiamo, dopo avergli raccontato il precedente, che non vogliamo assolutamente andare in nessun altro locale, ma solo in quello che gli stiamo dicendo noi!
“Sì sì, sì sì, nessun problema” continua ripetere mentre ride a denti stretti, con quel sorriso ebete che solo i thai sanno avere. “Sì sì, conosco, vi porto io, sì sì, non c’è problema!”.
A nostra discolpa, c'è il fatto che eravamo entrambi al nostro primo viaggio in thai.
Così parte e noi siam contenti “hai visto? Alla fine ce l’abbiam fatta!” mai parole furono pronunciate in modo meno profetico.
Il taxista stranamente continua a parlare. “Sì sì, qua c’è un senso unico per lavori stradali, ora giro di qua” “Sì sì, ora vado per di qua e dietro l’isolato siamo al locale, sì sì”. E via dicendo, sempre con il suo ghigno sorridente da ebete.
Bah, va beh che ci siamo allontanati abbastanza a piedi dalla fermata della metro mentre cercavamo il locale, ma se colleghi internettiani avevano scritto che il posto si raggiungeva agevolmente a piedi.. ora mi sembra che siamo un po’ lontanucci…
Continuiamo ad allontanarci dalla fermata della metro, dopo che con il taxi c’eravamo passati davanti.
Lasciamo fare per un po’, un po’ smarriti, io e Janez.
Bah, eppure mi sembra che ci stiamo allontanando…
Finchè alla fine, dopo parecchi minuti, non resistiamo piu’:
“ci scusi.. ma è sicuro della strada.. manca ancora molto?”
“Sì sì, vedi, io non capire molto bene l’inglese, guarda io qua ho vocabolario, sì, sì” e si GIRA MENTRE GUIDA verso di noi, mostrandoci un vocabolarietto thai-inglese.
 “Va bene.. ma forse non siamo un po’ lontani dal locale?” Ormai si vedevano terreni non edificati!!!
“è proprio qua, giro a destra poi a sinistra e poi di nuovo a destra e siamo arrivati!Sì sì!”
Sicuramente non siamo in centro città, e manca poco che finisce pure la periferia. Ora io e Janez iniziamo a impuntarci.
“Scusi, ci riporti indietro, lasciamo stare il locale.”
“Nooo, siamo ormai arrivati, sì sì!”.
“Mi scusi, ci riporti indietro!”
“poyutj kfhwu ilmeb ka shwe kip,  sì sì!” farfuglia ormai un mix di thai e inglese inventato per giustificarsi, e non si capisce un cazzo.
“Mi scusi, ci faccia scendere!”
“plmf tplie outji ba, sì sì!”
“Mi scusi, penso che chiameremo la polizia, now! Ci faccia scendere! Si fermi!”
Vi lascio immaginare la sua risposta: non si capisce un cazzo di quel che dice, sempre con il suo sorriso berlusconiano stampato in volto e una risatina alla "eddy murphy timido". E si continua sempre così così, mentre le case sono sempre meno e quella terra di nessuno che è “la periferia della periferia” è sempre di piu’.
Inizio a sclerare. Alzo la voce. Sono incazzato nero, e sia io che janez ci stiamo cagando addosso.
Miracolosamente si ferma in mezzo alla strada, mentre ci spiega, tornando a parlare un thaienglish comprensibile,  che di là girando a sinistra dopo il ponticello siamo arrivati.
Sì sì, siamo arrivati nel bel mezzo del nulla, sì sì! Ormai il suo intercalare mi ha contagiato.
Scendo dall’auto incazzato e janez fa altrettanto, così come il taxista. Siamo in mezzo alla strada ma il traffico è quasi assente. Arrivano due in motorino, due stronzi qualsiasi di passaggio: il nostro taxista li ferma e gli chiede se è vero che siamo vicinissimi al nostro locale, e questi ovviamente, che si vede benissimo che non sanno assolutamente di cosa stia parlando il taxista, dicono che cosa?
Ovviamente dicono:
“Sì sì!”
Io smadonno. Gesticolo, parlo incazzato a voce alta. Tutte cose che mi hanno detto di non fare mai, con i thai, mi rendo conto, ma sono troppo incazzato per la situazione di merda da pulp fiction in cui ci siamo ficcati nostro malgrado.
Lascio lì tutti sul posto, incazzato nero mentre metto in piedi una perfetta sceneggiata napoletana, e mi avvio verso la strada che abbiam fatto, a ritroso.
Janez, che non smadonna ed è piu’ tranquillo almeno “esternamente”, si ferma a saldare il conto del taxi (una manciata di spiccioli) e poi anche lui lascia i tre lì fermi sul posto, che ci guardano mentre ci allontaniamo a piedi in una strada persa nel nulla, che non ha neppure, ovviamente, una bozza di marciapiede.
Ci va già grassa che non ci vengono dietro.
Bene.
Siamo assolutamente persi lontanissimi anni luce dal centro (già dov’eramo arrivati con la metro eravamo nella primissima periferia nord, ma poi abbiamo fatto almeno tra una cosa e l’altra almeno 20 minuti di corsa in taxi, senza traffico!): non sappiamo assolutamente come orientarci, se non provare a fare la strada a ritroso, a piedi.
Ma sta già imbrunendo. Il sole è già tramontato e non mancherà molto al calar della notte.
Che si fa, chiamiamo la polizia? Ma se non abbiamo neppure la piu’ pallida idea di dove siamo?
Pulp fiction, una storia assurda. Ma non è finita.
Arriva un taxi. Siamo salvi! Ci sbracciamo. Accosta. Non facciamo in tempo a dire “ci porta in centro?” che senza dire assolutamente nulla, ci scruta dal basso verso l’alto, storce il naso, e riparte.
Rimaniamo di sale.
Oh porca troia!
Qua butta male, anzi malissimo!
Si continua a camminare.
Pochi minuti dopo un altro taxi. Ci sbracciamo e lo fermiamo.
“Ci porta in centro, per favore?”
Questo guarda l’orologio e fa:
“E’ tardi” e se ne va, insensibile al nostro fare implorante.
Andiam sempre meglio, sì sì.
Poco dopo incrociamo il terzo taxista (tutti e tre erano senza clienti, si presume stessero tornando a casa dopo un giorno di lavoro in città).
Riusciamo a fermare anche questo.
“Ci porta verso il centro?”
Non ricordo bene, all’inizio era indeciso ma poi si deve essere impietosito e ha accettato. Ah ecco, quando gli abbiam spiegato che dovevamo andare a nana plaza non capiva dov’era il posto (strano), al che gli abbiam detto che ci bastava arrivare in centro città, da qualsiasi parte del centro città, che era già grasso che cola per noi.
Alla fine, una volta arrivati in centro, mai mancia è stata data con piu’ gioia! :-)  
Ecco, ripensando agli scontri di piazza di bangkok di questi giorni, considerato che molti taxisti si son schierati con i rossi, spero che l’abbia fatto anche il nostro taxi driver, e che sia stato centrato da un soldato:
“Sto morendo dissanguato, sì sì”, spirando con il suo sorrisino dipinto in volto per l’eternità.

Vi chiederete, infine, dove fosse questo cazzo di massaggificio che tanto c’ha fatto penare. Ci era passata la voglia di andarci, ma una volta tornato in italia l’ho cercato su internet. Aiutandomi con google heart ho capito benissimo dov’era: era a 50 metri da dove il nostro taxi driver-tarantiniano ci ha caricato… CAZZO CHE SFIGA!

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Ahahaha, bellissimo finale! Il thai vi stava portando a destinazione, però chiunque si sarebbe sentito a disagio, certo che scendere e girovagare a piedi... Ok che i thai sono mansueti, ma una metropoli è sempre una metropoli, uno spostato lo trovi sempre. Forse la cosa migliore in un caso così è capire dove ci si trova (via e numero), chiamare l'albergo e farsi mandare un taxi, che al quel punto non può fare il cazzone perchè l'albergo ci ha messo la sua faccia nella scelta.

Comunque vai e divertiti, vedrai che da solo apprezzerai il lato di sapertela cavare anche da solo.

Io non so ancora cosa farò quest'estate e se mi girano i maroni non è da escludere che faccia qualcosa del gènere, a Pattaya non ci sono mai stato...

Rastigat

Anonimo ha detto...

votato tra 9 e 18;

Er Sor Fabio

Anonimo ha detto...

Gallagher ringrazia dottor Spina per aver raccontato la storia del taxista e aggiunge: "Tutto il mondo è paese".

slex2008 ha detto...

perfetto. è stato proprio cosi, l'ho rivissuta attraverso le tue parole. Tienimi aggiornato sulla situazione pattaya, ti seguirò. Buone ferie!!

Cassandra Gemini ha detto...

Spero tu possa crepare tra atroci dolori.

Anonimo ha detto...

puahahahahaha mi hai fatto strippare dal ridere x'D manco a napoli capitano robe del genere

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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