mercoledì 30 novembre 2011

QUATTRO CHIACCHIERE CON... (parte 1)

Mi piace andare dalla psicologa. Piu’ che psicologa la definirei “coach motivazionale”. Ho continuato a frequentarla anche una volta risolti i problemi di forte stress che non sapevo gestire e che a volte mi abbattevano a tal punto da finire in depressione: una volta risolti i problemi lavorativi non sono caduto piu’ in depressione, sarà solo un caso? 
Al ritorno dalla Colombia infatti non ero depresso, solo deluso da un viaggio ricco di aspettative e stanco morto perché ce lo siamo voluti girare quasi tutto e la Colombia non è san marino o il Lussemburgo, ma la cosa che mi scocciava di piu’ era che quei 20 giorni li avrei potuti fare a pattaya anziché arrancare in colombia. A distanza di mesi posso dire che la prima metà vacanza, fino a medellin, è stata bella, mentre l’ultima settimana me la sono goduta poco perché ero troppo stanco fisicamente e allora mi sono scaricato pure mentalmente.
Col senno di poi gli errori logistici sono stati essenzialmente due:
  • Aver ripassato poco lo spagnolo prima di partire. Un conto è andare in Thailandia, dove se anche non sai una parola di thai e parli male l’inglese ti trattano comunque da Re (basta solo avere in tasca dei bath). In Colombia sono aperti se parli bene spagnolo (e ancora meglio se balli salsa e merengue), se lo parli male sei bollato come GRINGO, ossia uno stronzo yankee stupido;
  • Aver avallato un viaggio on the road e low cost. In passato ho fatto pure l’interrail, ma avevo vent’anni. Sopratuttto, per quanto riguarda gli alloggi, in Colombia non ci sono vie di mezzo: o stai in topaie o in hotel di lusso;
Tornando alla psicologa, devo dire che sinceramente non so neppure se sia psicologa, psicoterapeuta, o che altro. E’ una dottoressa “della mutua”, del servizio igiene mentale, e andare in una struttura di veri matti mi piace, mi fa sentire molto “border line” :-)
Sinceramente, se dovessi pagare un centone a seduta ne farei a meno, devolvendo i soldi al fondo sex pay. Quando in passato andavo a pagamento, piu’ che i soldi (non ne avevo, pagavano i miei) sentivo che non funzionava la terapia perché secondo me in un rapporto terapeutico è fondamentale che si crei un rapporto di profonda fiducia e sintonizzazione tra paziente e dottore: quando pagavo fior di quattrini pensavo a come il dottore avrebbe speso i miei soldi.. lo vedevo come uno che mi ascoltava solo perché lo pagavo, non perché interessato a me: insomma, è come la differenza tra il farsi una free e una pay, con la pay so che le importa solo dei miei soldi e a me del suo corpo, con la free c’è una relazione mentale oltre che fisica.
So che lei è ovviamente stipendiata, però non pagandola di persona la sensazione che uno ha è che lei sia piu’ interessata al paziente, che la soddisfazione l’ottenga non dal suo guadagno, stipendio sicuramente inferiore a quello di un collega che eserciti la libera professione, ma dai risultati raggiunti dai suoi pazienti, e ciò mi motiva e ci vado volentieri.
Ogni essere umano ha dei difetti, ognuno di noi può migliorare se stesso, non è quindi necessario essere “malati” per fare colloqui psicoterapeutici. Io la penso così: in caso di depressione piu’ che i colloqui serve un trattamento farmaceutico, serve la chimica per aumentare il livello di serotonina, quando invece ci si sente “normale”, i colloqui possono essere utili per “spronarci”: conosci te stesso, impara prima dove sei, per capire qual è la strada per dove vuoi andare.

2 commenti:

Confirmed ha detto...

"E’ una dottoressa “della mutua”, del servizio igiene mentale, e andare in una struttura di veri matti mi piace, mi fa sentire molto “border line” :-)"
Questa frase è da inconiciare,
Bisogna sempre essere border line nella vita!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

ma è scopabile la dottoressa? è una bella milf :-)) durante le sedute gli hai parlato del blog?

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