Sono
tornato da appena 3 giorni e, pur non avendone assolutamente il
tempo, mi auto-costringo a scrivere questa cronaca! Voglio farlo
prima che il tempo porti inesorabilmente con sé i dettagli e le
sfumature di questa ennesima avventura: la mia Thailandia numero
cinque!
Ebbene
sì, in un soffio siamo già arrivati al capitolo numero cinque,
peraltro in cinque anni consecutivi. È ormai palese come io sia
totalmente assuefatto a questo paese e alle sue dinamiche, ai suoi
ritmi, ai suoi odori, sapori, profumi, sfaccettature, tradizioni e
alle sue puttane.
Come
mia consolidata abitudine mi scuso se sarò pesante e prolisso, sono
ben conscio di esserlo, ma non possiedo il dono della sintesi. Non
riuscirò a dedicare troppo tempo alla revisione dello scritto e
spero quindi che mi possiate perdonare qualche errore di battitura e
alcune frasi non propriamente petrarchesche. Non invoco nessuna Musa
per ispirarmi: non è un romanzo fantasy, è una cronaca di
avvenimenti vissuti in prima persona e faccio riferimento in modo
fedelissimo alle centinaia di note prese. Ho preso una marea di
appunti sul cellulare e quest’anno mi sono anche aiutato con foto e
date per riordinare i miei ricordi, che sono tuttavia ancora ben
lucidi e presenti dentro di me.
Partiamo
con la preparazione del viaggio: in primavera c’era tutta
l’intenzione di partire e con essa anche un accordo di massima con
il Londinese. Quando? Tra diversi mesi, ma sempre nello stesso
periodo, come ormai da prassi consolidata. In estate il Londinese
cambia lavoro, pur rimanendo nello stesso campo professionale, ma
passa ad un competitor. Attimi di panico e incertezza totale quando
non sa se gli verranno o meno confermati quei giorni di ferie. Il
problema consiste nel fatto che gli accordi li aveva presi con il
vecchio datore di lavoro, mentre la nuova compagnia non sembra
intenzionata a parlare di ferie in modo così prematuro. Riconosco
non sia il massimo presentarsi il primo mese al nuovo impiego con una
frase del tipo “hey stronzi, io quelle due settimane andrò in
ferie con Enving!”. Io dal canto mio cerco di tutelarmi in modo
alternativo valutando altre candidature. Trovo un paio di idee valide
e qualche timida conferma, ma ben presto le varie ipotesi vengono a
cadere una dopo l’altra e mi sento circondato da numerosi dubbi.
Partire
anche da solo? Meglio lasciar perdere? Forse cambiare meta? Chi mi
conosce sa che sono un goliardico e mi piace la condivisione,
soprattutto su certe attività. Me la cavo egregiamente anche in
solitaria, ma sono uno da compagnia e propenso alle chiacchiere e
alle risate. Mi seccherebbe farmi da solo due settimane di ferie
anche se, con il senno di poi, sarei comunque partito anche in
solitaria.
Lo
stallo finisce a un mese e mezzo dalla data di partenza: il Londinese
mi dà una doppia buona notizia in un colpo solo: gli hanno
confermato le ferie in quel periodo e gli concedono anche un paio di
giorni bonus in più! Ne sono davvero molto lieto! Morale della
favola? Riusciamo a farci 17 giorni totali, di cui 15 abbondanti
vissuti là interamente! Sono estasiato dalla notizia e prenoto tutto
istantaneamente.
Nel
pre-viaggio mi mantengo spesso in contatto con lui e optiamo per un
classico programma: 5 giorni e Pattaya, 5 giorni a Sud di Phuket e 5
giorni finali a Patong.
Prenoto
io l’albergo a Pattaya, stesso hotel dello scorso anno, un 3 stelle
un po’ a sud del Central festival, al costo di 30 euro spaccati a
notte per ogni stanza. Girando per le piattaforme dedicate alla
prenotazione degli hotel, noto come paradossalmente i prezzi si siano
abbassati rispetto allo scorso anno, nonostante il pessimo cambio
euro-baht. La giustificazione sta sicuramente nello scarso numero di
turisti occidentali visto e considerato che il cambio è tremendo,
probabilmente il più basso mai fatto registrare nella storia: 33.3
baht per 1 euro.
A
distanza di 20 giorni dalla partenza, tutto rischia clamorosamente di
saltare. Valuto anche seriamente di annullare la vacanza e rimandare
a tempi migliori. Il motivo? Un mio problema di salute. Senza entrare
troppo nel dettaglio, mi viene riscontrata una problematica
all’uccello. Sarebbe necessaria una piccola operazione in
day-hospital, niente di preoccupante, ma i tempi di guarigione
sarebbero almeno di 5 settimane e io ne ho appena 3 prima della
partenza. Valuto quindi cosa conviene fare e decido alla fine di
partire comunque, armato però di opportuna terapia conservativa per
limitare il danno.
Ingenti
impegni lavorativi mi fanno giungere cortissimo alla partenza e mi
riduco a fare la valigia a mezzanotte della sera prima. Riesco a
dormire appena 3 ore, poi suona la sveglia e mi reco pimpante
all'aeroporto, ebbro come una scimmia in calore!
Nel
primo volo, Italia/Abu Dhabi, non riuscendo a chiudere occhio neanche
un minuto, mi guardo un paio di film e il tempo passa abbastanza. Ho
appuntamento al gate del secondo aereo con il Londinese ma, dopo
un’ora e mezza di attesa, non ve n’è traccia. Gli scrivo su
Whatsapp utilizzando la rete wifi dell’aeroporto, ma il messaggio
non viene consegnato e l’ultimo accesso risale a molte ore prima.
Inizia il boarding e salgo sull’aereo. Il Londinese mi aveva detto
di aver prenotato il posto a fianco a me e mi fa strano quando due
indiani-pakistani arrivano e mi dicono di avere i posti accanto a me.
Una signora chiede all’hostess quanto manchi alla partenza e lei
risponde che mancano pochi minuti e stanno ultimando l’imbarco
degli ultimi passeggeri. Sto per iniziare a dare per morto quel
soggetto imprevedibile che è il Londinese, quando lo vedo fare
capolino da una tenda! Si siede davanti a me perché ha confuso i
posti da prenotare, insomma un grande classico del sempre preciso
Londinese. Si era attardato a fumare nella smoking room
dell’aeroporto e si è imbarcato al pelo! Chissà perché, ma non
sono assolutamente sorpresa che ne stava per combinare una delle
sue….
Il
volo scorre tranquillo, ma siamo scomodi a chiacchierare e alla fine
lui dorme e io guardo altri film. Atterrati a Bangkok, acquisto una
Sim thai prepagata della Dtac, al costo di 600 baht (18 euro), con un
traffico dati illimitato per la durata di 15 giorni. Quest’anno ho
un nuovo cellulare e ho la possibilità di inserire una doppia scheda
Sim al suo interno. Ne approfitto quindi per tenere entrambi i
numeri: quello italiano per amici e affetti in Italia, quello
Thailandese per le mie attività vacanziere. Espletato ciò,
cerchiamo il taxista prenotato la settimana precedente con Mr T taxi
(grazie Marlboro!) e una volta trovato ci dirigiamo rapidi verso
Pattaya.
Durante
il tragitto chiacchiero con il Londinese mentre configuro il mio
telefono secondo le impostazioni che avevo studiato prima: nuovo
whatsapp sul nuovo numero, nuovo Tinder, fake gps e Line. Sposto le
mie vecchie app in una cartella complicata da raggiungere, così da
non rischiare di aprire per sbaglio il mio Whatsapp italiano in
momenti poco adatti a ricevere videochiamate. Finito ciò non voglio
più pensare a niente perché il giorno più atteso di tutti è
appena arrivato…
...Pattaya
stiamo arrivando!!!
2 commenti:
non so come cazzo hai fatto, nelle precedenti 4 thai, a stare senza sim thai, e a utilizzare il cell solo quando trovavi rete wifi. per me assolutamente una cosa inconcepibile.
effettivamente quest'anno è andata molto meglio avendo a disposizione una rete dati con un numero thai. Il fatto è che nei viaggi precedenti non avevo un telefono dual-sim e non potevo rinunciare al mio numero italiano per varie ragioni. Mi seccava dover girare con due telefoni in tasca. Non c'erano molte altre opzioni e non volevo contattare persone in Italia con il prefisso di un numero Thai, sarebbe stato evidente a tutti dal prefisso dove fossi in vacanza! Riconosco comunque che un numero attivo con la rete dati è assolutamente fondamentale per contatti e logistica in loco.
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