martedì 12 marzo 2013

RAWMEAT & LA FATINA by Rawmeat

Ero arrivato a Pattaya solo qualche ora prima e non ero ancora sceso (o salito?) in campo. Eppure quella cena a cui stavo partecipando avrei voluto che non finisse mai. La magia non era tanto negli argomenti, peraltro avvincenti, di discussione tra i commensali, ma soprattutto nei commensali stessi. All’inizio erano sei e tutti partecipanti con uguale entusiasmo: tre commensali reali e tre virtuali. Però, man mano che la discussione si snodava, prendendo le direzioni più imprevedibili e per questo più appassionanti, il numero dei commensali si riduceva. Alla fine i sei erano diventati tre, reali: questa fu la prima magia della serata.
Dopo cena il Dr Spina mi trascinò in qualche sordido locale della Walking Street, ma erano tutte manovre diversive per costringermi a seguirlo fino alla sua vera meta: l’Obsessions, ormai popolato solo da ladyboys, senza più nemmeno una lady, a conferma del fatto che, alla fine, è sempre il mercato a vincere. Capii ben presto che il Dr Spina avrebbe preferito essere lasciato solo all’Obsessions, ma avevo ancora bisogno di lui per trovare l’Iron e così, con grande fatica, lo trascinai fuori. Qualcuno mi aveva infatti riferito che l’Iron era stato chiuso e fui quindi molto felice quando il Dr Spina (che era ancora visibilmente turbato dalle natiche guizzanti di quei ladyboys) me lo mostrò, intatto nel suo splendore. All’Iron le migliori sono sui podi in fondo al locale e fu proprio sotto quei podi che noi ci sedemmo, cosicché, alzando lo sguardo, potevamo guardare dritto in quelle vagine ancora pubescenti che pulsavano a poche decine di centimetri dai nostri occhi. Per me fu un attimo scegliere lei, con quello sguardo sensuale da gatta e le labbra carnose con una tenue piega all’ingiù, che la rendevano ancor più provocante. Aveva vent’anni, mi disse mentre, tenendoci teneramente per mano, camminavamo tra la folla rumorosa verso il mio hotel.
Questa è la seconda magia della serata, pensavo tra me e me, quando improvvisamente ci apparve davanti agli occhi un meraviglioso giardino tropicale. Decidemmo di attraversarlo, nel silenzio e nel buio illuminati solo da una grande luna nel cielo pieno di stelle e capii ben presto che si trattava di un giardino incantato. C’era infatti una fata: lei, che volava leggera tra le palme, gli ibischi, le orchidee e ne respirava tutti i pollini e i profumi, sparsi ovunque e resi ancora più intensi dallo spirare della fresca brezza del mare.
Quando l’incantesimo si dissolse, ci trovammo avvinghiati e frementi all’interno della mia camera. La baciavo insieme con tenerezza e violenza, era già tutta bagnata e avevo già cominciato a succhiare avidamente il suo umore.
Fu allora che scoppiò improvvisamente la prima bomba: uno sternuto di lei, così violento da sollevare contemporaneamente il suo corpo e il mio, sdraiato sul suo. Ma non fu un’esplosione isolata, perché ad essa ne seguirono almeno altre venti, trenta, senza pausa, in un crescendo di sospiri e di rantoli che nemmeno l’amplesso più violento avrebbe potuto generare. La mia fatina doveva essere allergica a qualche polline del giardino incantato e io, quasi alle tre di notte, ero disperato perché non sapevo proprio che cosa fare. Intanto la mia fatina aveva anche cominciato a tremare e sudare. Scottava anche un po’ di febbre: hai un attacco di ”hay fever”, cercavo di spiegarle, mentre la facevo respirare attraverso un fazzoletto che avevo inumidito. Vedrai che tra un po’ ti passerà, qui in camera non ci sono pollini, rilassati, adesso ti copro con il lenzuolo e ti faccio una di quelle super-camomille italiane che porto sempre con me in Asia per combattere il “jet-lag”. Mettiti due cuscini, così respiri con meno fatica, vedi che va già meglio? Adesso lasciamo raffreddare un po’ la camomilla e poi la bevi tutta, con un po’ di zucchero, così ti farai una bella dormita, non devi avere paura, ci sono io, ti terrò la mano tutta la notte, adesso scotti già meno, dormi.
Si risvegliò beatamente alle dieci del mattino, stirandosi nel letto più bella che mai, fece la pipì, una lunga doccia e si rivestì. Con la luce del giorno scoprii che la mia camera si apriva proprio sul giardino incantato della sera prima. Sulla soglia mi salutò con un lungo bacio appassionato. E uno sternuto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche stavolta, come sempre quando prende la penna in mano, mi ha lasciato senza parole.

Complimenti sig. Rawmeat

Xxx72

Anonimo ha detto...

Vabbè, Raw, questa poteva essere pure la cronaca di una notte del tuo viaggi di nozze a Parigi, Vienna o Barcellona, altro che Pattaya....

Bè, a parte.... le vagine sui cubi e i ladyboy di Spina (che non ci ha ancora detto delle sue turbe al riguardo e del fatto che voleva - e poi sarà riuscito a - restare solo all'Obsession fra i trans....ahahaha.....OHIOHIOHIII)

AVV.

Anonimo ha detto...

@Raw. complimenti, quasi una poesia; scrivi davvero bene. Saluti, Doc

Anonimo ha detto...

Quindi Rawmeat, lo sventratore di innocenze, si trasforma in un gentiluomo.. questa é la vera magia della serata.

Rastigat

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